Wells e la Macchina del Tempo

Avete mai immaginato il futuro che attende l'umanità? Non intendo aprire una disputa sui problemi ambientali, di quelli se ne parla fin troppo, tuttavia ho intenzione di riflettere un secondo sulle dinamiche sociali.
Ho di recente letto La macchina del tempo di Herbert George Wells, il genio della fantascienza e delle utopie, e sebbene non abbia amato questo romanzo quanto La guerra dei mondi, ho trovato degli spunti di riflessione molto interessati, in particolare è uno l'argomento che pulsa nella mia mente da quando ho letto le ultime parole del romanzo.

Cosa succederà all'umanità tra un milione di anni?

A livello tecnologico sappiamo bene che stiamo per raggiungere l'apice delle nostre capacità, sicuramente la tecnologia pubblica è assai indietro rispetto a quella dei reparti militari - almeno quello che posso immaginare da semplice civile -  tutto verte verso la comodità ed è questo che mi ha fatto sorgere dubbi sulle affascinanti realtà iper-tecnologiche che vengono in mente pensando all'uomo del futuro. 
In effetti, ciò che riempie le nostre giornate sono i social, le applicazioni, tutte quelle tecnologie sciocche che ci distraggono dai problemi, che eclissano la nostra voglia di conoscere e ci rendono apparentemente la vita più facile. Lo stesso vale per la domotica, quella meravigliosa tecnica applicata al funzionamento di una casa che rende controllabile da remoto ogni singola parte della vita quotidiana. Persino il caffè ormai lo beviamo spremuto in pochi secondi da una macchinetta che miscela automaticamente un composto che dovrebbe contenere del caffè e dell'acqua calda, rinunciando alla fragranza di una vera tazza di caffè fumante versato dalla classica macchinetta, tutto a favore della comodità.

Quello che mi chiedo è quindi questo: tutte queste tecnologie volte alla comodità, non finiranno per assorbire la capacità di crescere dell'uomo?

Ogni più grande invenzione nasce da un bisogno, da un'applicazione utile di un concetto teorico e non parlo di queste ultime tecnologie da strapazzo, ma parlo proprio delle più grandi scoperte scientifiche e tecniche dell'uomo. Tutte quelle meravigliose menti geniali che hanno popolato il passato dell'umanità si sono spinte oltre i confini conosciuti dell'ingegneria, della chimica, delle scienze in generale perchè l'uomo aveva ricevuto degli stimoli da ciò che lo circondava e necessitava una risposta.
Se ciò che riempie le nostre giornate sono uno schermo e una realtà virtuale, community di like, di haters, di persone che giudicano e postano foto su foto su foto di una vita vissuta per metà davanti a uno schermo...bè, signori, quali sono i nostri stimoli?

Wells trasporta il Viaggiatore del Tempo nell'802.701, in una società del futuro dove l'uomo ha smesso di creare e inventare da più di due secoli. Un mondo dove l'umanità è scissa tra una specie cresciuta nella bambagia ed una evolutasi sottoterra.
La prima specie in particolare, gli Eloi, raccoglie senza troppe pretese i dolci frutti della natura per cibarsi, vive in edifici creati secoli addietro, non è più composta da due generi distinti ma tutti si somigliano perchè la comodità ha tolto la necessità di avere ruoli separati, la sicurezza li ha resi ingenui, facilmente impressionabili, sciocchi persino, incapaci di distinguere il bene dal male, incapaci persino di riconoscere il pericolo e trarre in salvo un proprio simile.


Una visione originale del futuro eppure molto plausibile, perchè quando avremo finito di rispondere alle necessità e ai bisogni, saranno terminate le comodità applicabili e la realtà sarà talmente automatizzata da non aver bisogno di persone competenti, di menti allenate alla soluzione di problemi o anche solo al mantenimento delle condizioni di benessere, allora forse saremo felici per qualche mese, ci godremo il meritato riposo sentendoci quasi degli dei per aver piegato un intero mondo al nostro volere.
Ma che ne sarà a quel punto della conoscenza, del sapere, della curiosità, della voglia di migliorarsi e del bisogno di utilizzare il proprio intelletto? 

Allora senza guardarci indietro ci trasformeremo in amebe, fantasmi che camminano su un pianeta costruito apposta per soddisfare i nostri bisogni, e quando tutto quello finirà - perchè tutto ha una fine - lo stesso mondo che per secoli ci ha cullati tra le sue braccia ci crollerà addosso e forse qualcuno risponderà ai nuovi stimoli, ma forse il cambiamento sarà troppo veloce rispetto alla nostra ri-evoluzione e probabilmente ci schiaccerà.

Troppo cinica? Troppo crudele? Troppa sfiducia nel genere umano? In effetti, Wells è solo uno scrittore, amante della tecnica e delle scienze del diciannovesimo secolo, un uomo che ha immaginato un futuro così lontano da non toccarci nemmeno...eppure quella sua teoria è penetrata nel mio cervello e non posso far a meno di pensare che dopotutto potrebbe aver avuto ragione.

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